Giovanni Antonio Sulas nasce a Nuoro nel 1911.
Rimasto orfano di madre in tenera età, viene allevato assieme alla sorella dalla sua nonna materna. Svolge i propri studi secondari presso un Liceo Artistico di Roma, conseguendovi il diploma dell’Accademia di Belle Arti. Tornato a Nuoro, per tantissimi anni insegna educazione artistica alla scuola media: da questa attività l’epiteto di Professore con cui tutti lo continueranno a chiamare per tutta la vita.
Sulas molto presto comincia a dipingere e a svolgere attività di consulente per l’arredo di interni presso le famiglie benestanti di Nuoro, e dimostra fin da subito l’attitudine a recuperare e valorizzare i manufatti artigianali dell’Isola ponendosi allo stesso tempo in continua relazione con le tendenze e gli stili internazionali.
Nel 1950, grazie alla sua profonda conoscenza degli usi e dei manufatti sardi, viene chiamato a collaborare come consulente per l’ambientazione del film “Edera” del regista Augusto Genina. Sulas in questa occasione cura le ambientazioni degli interni, i costumi, la scelta degli utensili e degli arredi. Con lo stesso ruolo lavorerà per lo sceneggiato televisivo del racconto della Deledda “Canne al vento”, prodotto dalla RAI nel 1958.
Nel 1960 gli viene dato l’incarico di consulente artistico del “Progetto Sardegna”, voluto dalla Regione Sarda e dall’O.E.C.E., Organizzazione europea per la cooperazione economica che aveva il compito di coordinare gli aiuti previsti dal Piano Marshall. Il Progetto investiva nella promozione di linee di sviluppo locali, con effetti proficui per gli scambi commerciali e per il rinnovamento delle produzioni. In quegli anni Sulas lavora dunque per la moda, lo sviluppo dei prodotti e la creazione di nuovi disegni, seguendo in particolare la produzione dei centri di tessitura di Borore, Sedilo, Busachi, Samugheo, Oliena, Santu Lussurgiu e Flussio.
Tra i committenti interessati alle tomaie per scarpe di lusso, ricamate ad Oliena su disegno dello stesso Sulas, furono ditte prestigiose come la Salvatore Ferragamo, la Gimbel Brothers, grande catena americana di vendita che commissionò centinaia di pezzi fra scarpe e borsette coordinate, la ditta Joseph Antel di Boston e la Herbert Levine di New York.
Nel 1961 viene chiamato da Giuseppe Palimodde a trasformare un piccolo locale nei pressi delle sorgenti di “Su Gologone”, a Oliena, in un albergo ristorante. Sulas contribuirà in maniera determinante alla realizzazione dell’omonimo locale, curandone i particolari architettonici, gli interni e gli arredi, usando come forma di ispirazione le tipologie proprie delle antiche case di Oliena. Ancora una volta, dimostra l’importanza di innovare restando in contatto con la realtà produttiva e artistico-artigianale del luogo.
Nel 1963 entra a far parte del gruppo di lavoro che, per conto del principe Kharim Aga Khan, sta cominciando a sviluppare la Costa Smeralda. È consulente per l’arredo dell’Hotel Cala di Volpe prima e dell’hotel Pitrizza poi, e successivamente per diverse ville di privati. Il suo ruolo è quello di un arredatore designer: lavorando a stretto contatto con i prestigiosi architetti coinvolti (da Michele Busiri Vici a Luigi Vietti e l’estroso Jacques Couelle), Sulas sceglie lo stile di mobili, complementi, tessuti per tende, divani, tovagliati e copriletti. Con questo lavoro stabilisce la cifra stilistica che caratterizzerà lo stile degli interni negli hotel di lusso della prima Costa Smeralda. Vincendo molte resistenze, impone che la lavorazione venga interamente fatta in Sardegna, e si appoggia al vasto bacino di artigiane e artigiani conosciuti negli anni del “Progetto Sardegna”. Tessitrici, falegnami, intagliatori, cestai, ricamatrici: da Oliena a Orosei, da Samugheo a Flussio la produzione per gli alberghi della Costa Smeralda fa lavorare numerosissime realtà produttive di tutta la Provincia.
Per tutta la vita Sulas non smette di dipingere, coniugando nei suoi quadri le forme e i colori del paesaggio autoctono con eguale attenzione ai maestri sardi del ‘900 e alla pittura italiana e francese degli inizi del secolo. Dipinge con continuità e costanza di stile, per un’esigenza individuale di cui non poteva, comunque, fare a meno. Come disse lui stesso: “Il mio sogno è un’arte di equilibrio, di purezza, di tranquillità, senza soggetti inquietanti o preoccupanti, un’arte che sia per ogni uomo che lavora di cervello… È il risultato di tanti momenti d’amore la realizzazione di cose belle”.